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4. figurazione critica

Paolo Baratella rappresenta lo slancio resistenziale, di cui si affievoliscono le immagini, ma non gli esiti.

Liberio Reggiani propone un monumento ben diverso da quelli tradizionali, che non sono in grado di rendere pieno merito ai protagonisti della guerra;

ad essi, pure Floriano Bodini dedica un'opera potente: la rappresentazione di un sacrificio per gli altri che manda al cielo la sua dolorosa speranza.

Altrettanta drammaticità espressiva, nelle figure tetre e nella colata di rosso, si riscontra nel pezzo di Giuseppe Zigaina,

accomunato all'opera di Pietro Guccione dal pianto sulle vite stroncate dalla guerra (la poetica effimera del fiore reciso).

Un bel sorriso fiducioso illumina la donna di Gabriele Mucchi: com'è ormai difficile trovare un po' di ottimismo!

È invece tragico il pezzo di Bruno Rinaldi: dinanzi ai campi di sterminio, anche l'arte perde i suoi colori e la sua capacità immaginativa e può solo farsi testimonianza.

Umberto Mastrioanni afferma la sua riscossa, nella quale la bandiera può sventolare liberamente perché non si è dovuto soccombere al nemico.

Indimenticabile il viso di Bruno Caruso, che richiama non solo la nostra storia, ma quella dell'umanità intera, sempre costretta a resistere a qualcuno od a qualcosa;

ma la vittoria giunge infine, come nell'opera di Ennio Calabria, nella quale il bianco si fa elemento aggressivo e demolente e cancella l'oscurità colpo dopo colpo.