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7. immagini della memoria Suscettibile di varie interpretazioni è l'opera di Achille Repossi, nella quale figure indifferenti galleggiano nello spazio con la parola "libertà". Estremamente elegante il dipinto di Claudio Bonichi, dove il fiore e la cenere sono i segni di un dolore non gridato, di una malinconia composta. Giacomo Porzano dipinge bimbi in girotondo festoso attorno a un elmetto abbandonato, reliquia della guerra finita; ma i bambini ancora sono dolorosamente evocati, con le loro madri, da Trento Longaretti nel ricordo dell'eccidio di Marzabotto. Aurelio Caminati si rifà scopertamente a Goya nel rappresentare l'atto di sublimazione delle vittime, mentre Ernesto Treccani non vuole dare una testimonianza della guerra, ma della sua fine, nel gusto di una quotidianità finalmente ritrovata. Il raffinato olio di Giacomo Soffiantino ci ricorda che la luce dei libri è la forma più invincibile di sovversione e che la cultura è la vera istigatrice alla libertà. La lotta, per Giancarlo Ossola, è già avvenuta e, sotto un cielo terso, la vittima torna col suo sangue alla terra. Nell'opera di Salvatore Fiume si festeggia la vittoria, con un ondeggiare di bandiere multicolori su un'altra bandiera, quella del modulo proposto; un messaggio positivo ci giunge anche da Riccardo
Dalisi, sul cui fucile abbandonato pullula spontaneamente una natura
gentile ed umile. |
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