|
9. immagine oggettiva L'opera di Gianni Bertini ha, nonostante il titolo, ben poco di mitologico ed è invece un'ulteriore condanna della civiltà tecnologica che ci spia e ci sottomette alle sue leggi. Carlo Cattaneo ci presenta un dipinto nel quale l'empio e il sacro si confondono davanti a una violenza cruda e non ancora domata e Sergio Sarri riprende la condanna della tecnologia che rende ancora più insopportabile l'idea di una guerra, lasciando sempre meno scampo agli inermi. L'opera di Giuseppe Ajmone è un'altra lettura della celebre canzone, intensamente rappresentata dalle figure e dal colore, un rosso grondante sul quale si stampano i "fiori del partigiano"; anche Giuseppe Migneco rappresenta una scena possibile, ma questa volta serena: la scena della vittoria, a colori chiari e luminosi. Falsi miti e promesse fasulle seppelliscono l'umanità ancora sofferente, nell'opera di Leila Habiche; Valeriano Trubbiani
imbriglia il male nella sua composizione potente ed emblematica. |
|||||