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Una grande raccolta a Palazzo dell'Arte Mondo Padano - anno XV, n. 16, 24 aprile
1995 Buonissime nuove per il sistema museale cremonese, in particolare per Palazzo dell'Arte: la mostra itinerante "Memorie: cinquant'anni dopo, 1945-1995", che celebra il cinquantenario della Resistenza, dopo il giro nelle principali città italiane, sarà donata alla nostra città e troverà la sua collocazione definitiva nell'edificio di piazza Marconi. Formerà così il primo e prezioso nucleo per la realizzazione, in questa struttura cittadina troppo spesso trascurata, del Museo di Arte Contemporanea. La mostra - che i cremonesi, in anteprima nazionale, possono ammirare
in Palazzo comunale fino a sabato - è costituita da 91 opere originali
ispirate alla Resistenza, donate da altrettanti famosi artisti contemporanei,
tra cui Brindisi, Cascella, Fiume, i due Pomodoro, Sassu, Tadini. È
una collezione praticamente unica, del valore tra i 600 e gli 800 milioni,
che ci verrà invidiata dalle altre città. Ma che abbiamo
corso il rischio di perdere. Nei concitati giorni che hanno preceduto
l'inaugurazione - avvenuta martedì - si sono creati dei forti attriti
tra il professor Carmine Iandoli, ideatore e coordinatore della mostra,
e l'assessorato alla Cultura del Comune di Cremona. Il professor Iandoli
si era lamentato perché alla mostra era stata data pochissima risonanza,
perché i manifesti non erano stati esposti, perché gli inviti
all'inaugurazione non erano stati spediti né agli artisti né
ai due presidenti delle due associazioni partigiane patrocinanti, sen.
Arrigo Boldrini e sen. Mario Ferrari Aggradi. "Ringrazio i molti artisti che vedo in sala - ha detto all'inaugurazione
il professor Iandoli - che hanno risposto al nostro tam tam telefonico,
e voglio portare i saluti di Arrigo Boldrini. L'ho sentito ieri (lunedì
scorso, ndr) ed era molto dispiaciuto di non aver ricevuto l'invito.
Certo non era compito degli organizzatori, era compito della città
che ospita questa manifestazione far sì che ciò non avvenisse". Sembrava tutto compromesso. La sede definitiva della mostra sarebbe stata,
molto probabilmente, un'altra città. Poi il sindaco Carini, con molta diplomazia, è riuscito a ricucire
lo strappo: "Ammiro la franchezza del professor Iandoli - ha detto
nel suo intervento - che ci ha mosso delle critiche anche oggi, e forse
molte di queste sono giuste. Chiediamo comprensione per i disguidi causati
dall'imminenza delle elezioni, dalla concomitanza di altre rassegne e
dalle poche persone disponibili". E ha rinnovato l'appello perché
la mostra torni nella nostra città. "Cremona ha avuto un privilegio
straordinario: di avere per prima questa mostra; e noi vorremmo questo
privilegio anche per sempre". A conferma della ritrovata armonia, mercoledì il professor Iandoli
ha spedito un fax a Carini e per conoscenza all'assessore alla Cultura
Cristina Manfredini. "Voglio ringraziarla - vi si legge tra l'altro
- per le parole pronunciate all'inaugurazione della mostra, con le quali
ha saputo fugare incertezze e dubbi che in quest'ultimo periodo avevo
circa la giusta valorizzazione che la collezione merita da parte della
città che la ospiterà. Ma come mai si era arrivati a un passo dalla rottura? Forse per un malinteso.
"L'assessorato alla Cultura - ha dichiarato Cristina Manfredini -
doveva organizzare e ha organizzato a Cremona. La promozione nel resto
d'Italia doveva essere fatta dagli ideatori della mostra itinerante e
dall'editore del catalogo. Se avessimo dovuto farla noi, avrebbero dovuto
dircelo prima. Ma sarebbe stato quasi impossibile, data la concomitanza
del Guarneri. Inoltre non abbiamo gli indirizzi dei 91 artisti e i senatori
avevano detto di essere impegnati". E i manifesti esposti all'ultimo momento? "I manifesti ci sono stati consegnati dall'editore soltanto sabato 15 aprile e la Gestor li ha esposti con precedenza assoluta. I cataloghi, invece, sono arrivati solo poche ore prima dell'inaugurazione della mostra". |
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