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Le opere viste in Sala Alabardieri
Sono inni alla libertà
Con l'auspicio che siano donate alla città di Cremona

Mondo Padano - anno XV, n. 17, 1 maggio 1995


"Memorie: cinquant'anni dopo, 1945-1995": è qualcosa di più di un titolo, è un messaggio, è, quasi, una preghiera, perché l'uomo di oggi non dimentichi la lezione di dignità e di libertà che viene dall'uomo di ieri a raggiungere la vita di ciascuno attraverso la Storia e l'Arte. Nascono anche da questo proposito le opere che 91 autori, pittori e scultori hanno creato ispirandosi al cinquantenario della Liberazione. Esse costituiscono il nucleo vivo della rassegna itinerante già ospitata in Sala degli Alabardieri ed ora pronta a toccare altre città italiane. Per poi ritornare, perché questo è l'impegno che riguarda tutti i cremonesi: le 91 formelle torneranno stabilmente nella nostra città a costituire li primo nucleo di quel Museo di Arte contemporanea che da sempre auspichiamo in Palazzo dell'Arte.

Sul piano strettamente artistico, è necessario chiarire che non tutte le formelle appaiono ugualmente convincenti per qualità di discorso; alcuni autori si mostrano, invece, fortemente motivati e risolvono in chiave simbolica la tematica proposta in maniera non retorica né casuale: come I. Antico e la sua sottile figura in filo spinato, o l'ironico "Redesign" di D. Boriani, o l'esplicita metafora di E. Calabria con "II bianco sconfigge il nero" o, nella sua drammaticità, l'opera di N. Canuti. Di grande realismo espressivo è la proposta di Bruno Caruso, assai vigorosa anche la terracotta maiolicata di A. Caminati, dai risvolti goyeschi.

Fedele al proprio linguaggio ma assai ben risolta formalmente è la realizzazione di Floriano Bodini; anche Zigaina si esprime con incisiva drammaticità grazie alla forza dei colori fondamentali: il bianco, il rosso, il nero. Alik Cavaliere offre un festoso "Omaggio a Magritte", secondo una moda oggi invalsa, Ossola riesce a storicizzare anche il più luminoso dei paesaggi. Tragico ammonimento viene dall'opera di G. Rinaldi, così come è memoria perenne il collage-testimonianza di Aligi Sassu.

Se A. Repossi sembra librare nello spazio lo spirito stesso dell'uomo in lievi e chiare sagome, la forza corrosiva e magmatica della "Montagna" del Valentini coglie la stessa volontà di affermazione. È lo stesso convincimento che esprimono Baratella nel suo "Resistete pure" e A. Paradiso in "Volo". Ansia di liberazione che diviene festa dello spirito e unanimità di forze fa da tema a U. Mastroianni per "Riscossa". Molti altri autori trovano nella bandiera la forma-simbolo cui riferirsi, anche perché suggerita dal modulo stesso della formella: Marzulli la fa sventolare in un mare di stelle, Tadini la pone in vetta ad una delle sue case-simbolo, Stefanoni la presenta, come Izumi, vestendola con patriottici accenti, per terminare con il felice sventolio-gioco di Carlo Pescatori. Alcuni esemplari plastici denotano libertà tecnico inventiva (Geronazzo, Somaini, Spagnulo, Sangregorio Reggiani, Pusceddu...), altri evidenziano una forma plastico-espressiva più tradizionale, con accenti astratti (de Carvalho, Habiche, Cascella...). L'intera rassegna è contrappuntata da alcune delle pagine più significative che poeti italiani hanno dedicato a quei momenti di lotta, di paura, di dolore, di speranza.

Tiziana Cordani