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Memorie: cinquant'anni dopo, 1945-1995 Vivere a - Living in Milano - anno 11, n. 33, estate 1995 Milano - Palazzo Bagatti Valsecchi In nome dell'universalità del linguaggio artistico pittori e scultori delle più diverse tendenze sono stati chiamati a operare su un supporto di ceramica a forma di bandiera appena mossa dal vento, che però - come sottolinea il curatore Carmine Iandoli - non va inteso come archetipo oggettivo e mimetico della realtà, ma come spazio creativo capace di stimolare un messaggio figurativo fuori dai canoni retorici di una figurazione unicamente legata alla fenomenologia del "già visto". Il catalogo a cura di Floriana De Santi e Carmine Iandoli, pubblicato dalle Edizioni L'Agrifoglio, che riproduce tutte le opere, è una vera e propria silloge delle voci e delle tendenze più significative dell'arte contemporanea, dal figurativo all'informale. Troppe volte l'arte è stata chiamata a giustificare il potere
- o a minarne le fondamenta. Questa volta non vorremmo avvalercene in
tal senso, anche se un significato politico viene inevitabilmente indotto
nella mente dello spettatore della mostra. Vorremmo utilizzare opere e
testi per un messaggio più ampio, metastorico, che veda il concetto
di Resistenza estendersi a ogni atto d'espressione artistica, cioè
di ragione e libertà, contrapposto a qualunque forma di totalitarismo.
Vorremmo che questa nostra rassegna testimoniasse come !'arte obbietti
a ogni totalitarismo politico - dove prevalgono l'irrazionale e la violenza,
lo schiacciamento dell'uomo e la negazione della sua libertà, la
sostituzione del potere alla giustizia - in nome di una dignità
umana restituita ai soggetti della storia. E' per questa universalità del linguaggio artistico, mai strettamente legato alle contingenze storiche, che abbiamo voluto non solo accogliere nella mostra le esperienze dirette di coloro che hanno vissuto e combattuto nella Resistenza, ma anche dare spazio alle voci di chi, più giovane, si è costruito una propria immagine di quel periodo: abbiamo poi affiancato opere di "scuole" diverse perché, oltre ai dati biografici, anche le qualità immaginative dei singoli artisti danno vita a differenti percezioni e traduzioni in linguaggi segnici di un fatto così rilevante. Non si vuole tuttavia fare della Resistenza un mito, o un evento eccezionale, secondo la "tendenza della nostra cultura a pensare la storia per catastrofi o per illuminazioni" (E. Ragionieri). La Resistenza non è terminata, e non solo nel senso che ancora oggi abbiamo nemici, per quanto diversi, da combattere: essa dura perché è un atto di volontà, una ricerca di autodeterminazione, l'applicazione di un libero arbitrio: è una potenza insita in un popolo, che si trasforma in atto nel momento della necessità e del discrimine. Nel torpore morale di questi ultimi anni, forse ce ne siamo dimenticati, ma non possiamo averla completamente tradita, annullata: altrimenti gli artisti "giovani" non ne avrebbero parlato, altrimenti la Resistenza non avrebbe detto più nulla a nessuno e sarebbe passata tra gli episodi della storia che si lasciano dietro solo qualche nome e una data. Noi, invece, la vediamo rivivere in queste opere nel momento in cui l 'arte, principio di conoscenza e di coscienza, si pone, non tanto a organizzare consensi intorno a essa, ma a riproporla come spaccato delle sofferenze umane, delle passioni che le provocano, delle forze che le superano: non un abbaglio momentaneo, ma un possesso per sempre. Carmine Iandoli ________________________________ La mostra "Memorie: cinquant'anni dopo, 1945-1995"
è stata già presentata nelle seguenti sedi: |
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