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Cascella, Fiume e Tadini nel castello
della memoria
il Giornale - 28 ottobre 2002
Si chiama Castello della Rancia e sorge sulla piana del Chienti, a sei
chilometri da Tolentino, in provincia di Macerata. "Rancia"
è vocabolo di origine francese, deriva dall'antico franco "granche",
cioè "granaio" o "fattoria". Dal 1998, proprio
come un granaio che contiene le provviste per il lungo inverno della dimenticanza,
il castello contiene la mostra permanente "Memorie: cinquant'anni
dopo. 1945-1995". Qui l'evento storico della Resistenza viene rivissuto
attraverso 104 opere di 104 artisti, da Giuseppe Ajmone a Giuseppe Zigaina
(estremi dell'ordine alfabetico), passando per Pietro Cascella, Pablo
Echaurren, Salvatore Fiume, Arnaldo e Giò Pomodoro, Emilio Tadini...
Fra la primavera e l'estate del '95 la mostra fu a Cremona, Bologna, Siena
e Milano per poi trovare nel bel maniero marchigiano la propria sede definitiva.
Ideata e curata da Carmine Iandoli, pittore e scultore nato ad Atripalda
(Avellino) ma che vive e lavora a Milano, la rassegna, "visitabile"
anche su Internet al sito www.artestoria.com, si propone come rilettura
di un evento (che fu insieme di eventi e vite umane) riletto attraverso
sensibilità differenti ma legate da un comune sentire.
Niente retorica, niente reducismo, bensì la voglia di tener vivo
il ricordo da trasmettere alle generazioni presenti e future per cancellare
il "torpore morale di questi anni", come afferma Iandoli. A
gessi, acrilici, tempere, oli e gouache si aggiungono le parole di poeti
come Paolo Volponi, che aveva accettato di far parte del comitato d'onore
ma morì prima della realizzazione della mostra. Versi che sono
anch'essi frammenti di arte della memoria, come questi di Mario Tobino:
"Con pena, con lunga ritrosia / ci ricredemmo. / Rimane in noi il
giglio di quell'amore".
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